Gli oceani sono inquinati da particelle di plastica di dimensioni variabili da grandi materiali come bottiglie, borse, ecc. fino a microplastiche formate dalla frammentazione del materiale plastico; per questo diciamo basta plastiche in mare!!! Questo materiale si degrada nell’oceano in tempi molto lunghi, e le particelle, note per avere effetti deleteri sulla vita marina, si disperdono su tutta la superficie dell’oceano. La fauna marina è minacciata da intrappolamento, soffocamento e ingestione di materiali plastici. Tappi di bottiglia sono stati trovati nello stomaco di tartarughe e uccelli marini, morti a causa dell’ostruzione delle loro vie respiratorie e digestive. Le microplastiche provengono da diverse fonti: se ne trovano in maniera massiccia in prodotti come cosmetici, prodotti per l’igiene personale e per la casa, nei materiali edili, nelle industrie e in agricoltura. Spesso nei cosmetici le microplastiche vanno a costituire fino al 90% del peso totale del prodotto, come nel caso degli esfolianti per la pelle. Anche l’usura di pneumatici produce microplastiche. Una grande quantità di microplastiche è di origine casalinga, come quelle provenienti dal lavaggio di capi sintetici, che si vanno a riversare in acqua. Questo problema può essere ridotto tramite appositi filtri, lavaggi a bassa temperatura e l’uso di detersivi liquidi.
L’agricoltura è anch’essa produttrice di microplastiche. I teli che vengono usati per pacciamare si disintegrano nel suolo quando alla fine del ciclo di coltura non vengono raccolti e smaltiti adeguatamente. Lasciate sui terreni, le plastiche si possono degradare per abrasione, per agenti atmosferici e per azione di insetti o mammiferi. È stato riscontrato che entrambe le categorie di microplastiche (primaria e secondaria) persistono nell’ambiente in grandi quantità, soprattutto negli ecosistemi marini ed acquatici. Ciò perché la plastica si deforma ma non si rompe per molti anni, può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. L’intero ciclo e movimento delle microplastiche nell’ambiente non è ancora stato studiato approfonditamente soprattutto per la difficoltà di analizzare una miscela di svariati tipi di plastica più o meno inerte. Le microplastiche costituiscono una seria minaccia per i piccoli esseri viventi marini, i quali tendono a nutrirsene scambiandole per plancton. Questi organismi minori vengono a loro volta inseriti nella catena alimentare e venendo ingeriti da esseri viventi più grandi e loro predatori.
La catena può continuare sino a raggiungere le nostre tavole. Controllare l’immissione di tali plastiche nell’ambiente significa quindi salvaguardare la fauna marina. Molti animali marini come gabbiani o foche hanno ingerito microplastiche, avendo ripercussioni sulla salute. Recenti studi hanno dimostrato che l’inquinamento da parte delle microplastiche ha raggiunto la catena alimentare interessando non solo la fauna marina ma anche alimenti come il sale marino, la birra ed il miele. Nonostante non siano stati condotti studi specifici, c’è anche la possibilità che i frammenti arrivino sulle nostre tavole attraverso la carne: pollame e suini vengono infatti nutriti anche con farine ricavate da piccoli pesci che possono essere contaminati. Ed allora basta plastiche in mare!!!
(tratto da Wikipedia)