L’ ambiente marino risente di ogni genere di inquinamento provocato da sempre dalle attività umane, ma a partire dall’ era industriale sino ai giorni nostri si è sviluppato in modo esponenziale al punto che forse possiamo considerare di non ritorno. Una attività umana a diretto contatto con il mare è sicuramente la pesca professionale e sono troppe le reti perse o abbandonate in mare. La pesca in genere viene praticata con reti a strascico o con reti da “posta”; quella con reti da posta sicuramente è la più compatibile anche perché praticata in modo selettivo e più rispettosa per l’ambiente.
Tuttavia i pescatori per poter realizzare maggiori quantitativi di pesce tendono sempre più ad avvicinarsi alle scogliere sommerse, dove il pesce in genere trova rifugio e possibilità di riproduzione, ma cosi facendo spesso “afferrano” con le loro reti sia a strascico che da posta gli scogli e non riuscendo più a salparle sono costretti ad abbandonarle sul fondale. Le reti così perse però continuano a pescare per lungo tempo e gli animali ne rimangono intrappolati. Queste reti lunghe anche alcuni chilometri avvolgono interi tratti di scoglio con danni importanti. Ormai sono veramente troppe le reti perse in mare e sempre più spesso, noi subacquei, non riusciamo a trovare scogliere sommerse libere da questo inquinamento marino. Sarebbe necessario e urgente liberare i fondali marini dalle reti abbandonate.
Queste “reti fantasma” sono un vero problema per l’intero ecosistema marino perché sono spesso realizzate in nylon. Un materiale che non è biodegradabile; può solo essere riciclato a seguito di particolari trattamenti e quindi in mare crea un importante inquinamento. Inoltre a come già abbiamo detto continua la sua attività di pesca e quindi di uccisione degli animali marini per molti anni.
Il video mostra una rete da pesca che si trova sul fondo di una bellissima scogliera del Mar Mediterraneo sicuramente da molti anni e vi mostra le aragoste che vivono nei dintorni e che potrebbero avvicinarsi e rimanere intrappolate. Negli ultimi anni sono state messe a punto reti da pesce realizzate in materiale biodegradabile che se abbandonate si degradano in due o tre anni, ma hanno un costo di produzione notevolmente più alto delle reti in nylon e la loro durata è minore per cui non vi è attualmente alcun interesse da parte dei pescatori di provvedere al loro acquisto. E’ necessario allora un intervento delle autorità al fine di incentivarne l’acquisto con opportune agevolazioni e contemporaneamente proibire la vendita di reti realizzate in materiale non biodegradabile.