Il Mare da amare e da proteggere

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Mare da amare e proteggere
In questo video, realizzato a Maggio del 2018, vogliamo mostrarvi un tratto di barriere corallina delle Maldive completamente distrutta dallo tsunami del 2004. Si è trattato di un evento dovuto a cause naturali, come descriviamo più avanti, ma siamo convinti che le barriere coralline sono minacciate, direttamente o indirettamente, dall’attività umana. La pesca a strascico e gli ancoraggi di barche e navi possono danneggiarle significativamente, inoltre l’uso indiscriminato (fortunatamente bandito anni fa) del veleno per stordire i pesci e il commercio in acquariofilia ha causato in alcune zone una morìa a macchia di leopardo dei polipi che si trovavano nella zona. Mare da amare e proteggere

È recente l’allarme degli scienziati riguardo alle barriere coralline presenti nell’ Oceano Indiano: qui più di ogni altra parte si registra un aumento delle temperature specialmente nelle aree interessate dal fenomeno di El Niño come le isole Seychelles, presso le quali si è osservata nel1998, in concomitanza al fenomeno meteorologico, la perdita del 90% dei coralli.

Alcuni scienziati dell’Università Australiana del Queensland prevedono la morte della Grande Barriera Corallina entro 50 anni a causa dell’innalzamento delle temperature medie dell’acqua (previsti incrementi da 2 a 6 °C).

 Il maremoto dell’Oceano Indiano e della placca indo-asiatica del 26 dicembre2004 è stato uno dei più catastrofici disastri naturali dell’epoca moderna, che ha causato centinaia di migliaia di morti. Ha avuto la sua origine e il suo sviluppo nell’arco di poche ore in una vasta area della Terra: ha riguardato l’intero sud-est dell’ Asia, giungendo a lambire le coste dell’ Africa orientale, destando per questo, insieme all’ingente numero di vittime, notevole impressione tra i mezzi di comunicazione  e in generale nell’opinione pubblica al mondo.

L’evento ha avuto inizio alle ore 00:58:53 del 26 dicembre2004  quando un violentissimo terremoto di magnitudo 9,1 ha colpito l’Oceano Indiano al largo della costa nord-occidentale di Sumatra (Indonesia).

Tale terremoto è risultato il terzo più violento degli ultimi sessant’anni, dopo il sisma  che colpì Valdivia in Cile il 22 maggio del 1960  e quello dell’Alaska del 1964, rispettivamente con magnitudo 9,5 e 9,2.

Esso ha provocato centinaia di migliaia di vittime, sia direttamente sia attraverso il conseguente maremoto manifestatosi attraverso una serie di onde anomale alte fino a quindici metri che hanno colpito sotto forma di giganteschi tsunami  vaste zone costiere dell’area asiatica tra i quindici minuti e le dieci ore successive al sisma.

Gli tsunami hanno colpito e devastato parti delle regioni costiere dell’ Indonesia, dello Sri Lanka, dell’India, della Thailandia, della Birmania,del Bangladesh, delle Maldive giungendo a colpire le coste della Somalia e del Kenya  (ad oltre 4.500 km dall’epicentro del sisma).

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Stefano ha scritto / wrote 129 articoli / Posts.
Questo articolo è stato scritto il / This article was written on 30/05/2018
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